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Ora la fertilità maschile è solo un vecchio ricordo.
Si può affermare che in Italia, tenendo conto delle statistiche, il 16 per cento delle coppie sono infertili, e che circa il 50 per cento dei casi il maschio è il solo responsabile dell’infertilità.

Per lungo tempo una partecipazione responsabile dell’uomo a tale evento non è stata nemmeno supposta, anche perché la fecondità maschile veniva identificata erroneamente con la potenza virile.

Con l’avvento dell’Andrologia si è conosciuto meglio il maschio e il suo sistema riproduttivo il cui evento centrale, la spermatogenesi, è più complicato e vulnerabile di quello femminile.

Uno studio retrospettivo condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Copenaghen ha infatti evidenziato che negli ultimi 50 anni il volume del liquido seminale si è ridotto da una media di 3,40 a 2,75 ml, mentre la concentrazione media di spermatozoi nello stesso liquido ha fatto registrare addirittura un dimezzamento, passando da 113 milioni/ml del 1940 agli attuali 66 milioni/ml.

Secondo i ricercatori danesi i dati raccolti non sono influenzati da variazioni razziali e geografiche, perché gli studi selezionati per la ricerca provenivano da nazioni diverse.

Quale il motivo di questo impoverimento del seme?

Gli autori chiamano in causa soprattutto l’aumentata incidenza dei problemi genito-urinari, come il criptorchidismo, l’ipospadia ed in particolar modo i tumori del testicolo.

In Italia comunque si dà al problema un’interpretazione di più vasta portata, considerando anche i fattori ambientali, comportamentali e psichici come cause della ridotta spermatogenesi.

I fattori ambientali infatti possono svolgere un ruolo determinante nell’infertilità maschile: l’uso del tabacco e di sostanze stupefacenti, trattamenti farmacologici vari, agenti tossici di origine ambientale assunti con la dieta, e comunque presenti nei luoghi di lavoro e di vita(metalli, pesticidi, solventi, estrogeni, ecc.).

Anche molti agenti fisici, oltre alle ben note radiazioni ionizzanti, come l’alta temperatura, l’altitudine, il rumore, gli ultrasuoni, possono svolgere un’azione negativa sulla funzionalità dei testicoli diretta o concausale e tale da far sentire il loro peso sulla produzione di spermatozoi.

Non va poi sottovalutata che l’età riproduttiva si è spostata verso le fasce più adulte: oggi infatti ci si sposa più tardi, e questo si ripercuote sulla capacità riproduttiva della coppia.

Non ultimi i fattori psichici, spesso correlati all’attività lavorativa (eccessiva responsabilità, monotonia del lavoro, disaffezione al lavoro, ritmi sonno-veglia alterati) possono influenzare in maniera negativa la funzione testicolare.