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L'andropausa non pregiudica l'attività sessuale maschile.
Certamente l’andropausa non è l’equivalente della menopausa dato che quest’ultima rappresenta la fine dei cicli mestruali e quindi della fertilità femminile, fertilità che nell’uomo può persistere fini a tarda età.

Più pertinente è invece considerare l’andropausa come il climaterio maschile e cioè un periodo in cui si viene ad avere un decadimento lento, ma progressivo dell’organismo il cui aspetto più coinvolgente è quello del decadimento sessuale in particolare se tutto questo si manifesta prima dei sessanta anni, età in cui l’inizio dell’andropausa può essere definito fisiologico.

La donna invece, anche in età avanzata, ha la possibilità di buoni rapporti sessuali e di orgasmi multipli tanto che Master e Johnson sottolineano che "nessun limite viene posto dall’invecchiamento alla sessualità femminile".

È opportuno comunque ricordare che con l’avanzare dell’età si manifestano nell’uomo modificazioni fisiologiche che influenzano le caratteristiche dell’erezione.

Gli uomini anziani infatti necessitano di una maggiore stimolazione genitale anche da 15 a 20 minuti per raggiungere una erezione valida e sufficiente alla penetrazione vaginale.

Sempre dipendente dall’età è il prolungamento del tempo che intercorre tra una eiaculazione e la successiva erezione, come anche le contrazioni eiaculatorie sono meno forti e la detumescenza più rapida rispetto all’età giovanile.

I fattori cardio-vascolari, il diabete, l’ipercolesterolemia, l’assunzione di determinati farmaci, la diminuzione del testosterone plasmatico, il pensionamento precoce, l’emancipazione della donna che non reprime più la propria sessualità, sono tutte cause che concorrono all’instaurarsi dell’andropausa.

L’inadeguatezza sessuale che si manifesta con l’impotenza, è comunque il sintomo maggiormente avvertito dal soggetto anche se non è l’unico e certamente non il più grave.

La verità è che l’impotenza non è normale tra i soggetti anziani ed infatti un uomo in buona salute e fisicamente attivo può godere di intimità e di rapporti sessuali anche in età avanzata.

Pertanto quando un soggetto, anche se al di sotto dei cinquanta anni, si accorge che qualcosa comincia a "venir meno" è opportuno che consulti un andrologo per un accurato studio della sindrome andropausale.

L’accertamento diagnostico prevede dopo un’accurata visita medica l’utilizzo di varie metodiche come il Doppler delle arterie peniene, lo studio della tumescenza peniena notturna, lo studio neurofisiologico dell’erezione, il dosaggio del testosterone plasmatico e l’ecografia della prostata.

I provvedimenti terapeutici saranno in funzione della diagnosi e quindi si procederà a sospendere quei farmaci che influenzano negativamente l’attività sessuale, si somministreranno ormoni quando questi sono carenti e solo dopo accuratissimo controllo delle condizioni del fegato e della prostata e, in caso di deficit circolatorio locale, si daranno vasodilatatori.

Quando poi i farmaci si dimostrino inefficaci, solo allora si potrà ricorrere all’intracavernosa di prostaglandina e, all’uso di sistemi di inturgidimento tramite cilindri che creando un vuoto pneumatico intorno al pene, creano una alida erezione.

In casi estremi si ricorre all’instauro di protesi peniena.

In conclusione è compito dell’andrologo sorvegliare questo delicato periodo in modo che l’uomo possa attraversarlo senza traumi e squilibri psicologici.