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Fecondazione artificiale con la Icsi.
Risale al 1978 la prima gravidanza avvenuta dopo un programma di fertilizzazione in vitro e successivo trasferimento dell’embrione in utero.

Questa tecnica, conosciuta con il termine di Fivet, è stata via via perfezionata non solo per la disponibilità di metodi più sofisticati, ma anche per l’aumento di richieste conseguente al fatto che sono più del 15% le coppie con problemi di fertilità.

Attualmente la tecnica più “gettonata” è la ICSI ovvero l’introduzione diretta, mediante un sottilissimo ago, dello spermatozoo nella cellula uovo.

Con questo metodo basta un solo spermatozoo vitale e normoconformato che inserito nell’ovocita potrà essere in grado di fecondarlo.

Una volta fecondato, quest’ovulo viene depositato nell’utero e se tutto andrà bene avrà inizio una regolare gravidanza.

Al momento la percentuale del successo di questa tecnica sembra non essere superiore al 15%.

Per esaminare il patrimonio genetico e verificare che siano malformazioni del bambino, molti centri sottopongono le donne rimaste incinte dopo micromanipolazioni Icsi ad amniocentesi o al prelievo di villi coriali, indagini da eseguire nel corso dei primi mesi di gravidanza.